mercoledì 8 maggio 2013

E, dal Palazzo, silenzio imbarazzante

Silenzio imbarazzante. E, speriamo, anche un po' imbarazzato. Nelle ore e pure nei giorni immediatamente successivi ai festeggiamenti juventini, la Lega e la Federazione non sono intervenuti ufficialmente: nè per legittimare le rivendicazioni della società bianconera (che ha urlato il diritto di fregiarsi della terza stella e del trentunesimo titolo guadagnato, a fronte dei ventinove scudetti vantati), nè per bacchettare quella che sembra una prevaricazione alle più elementari regole del pallone. Operazione che ritenevamo e riteniamo ancora doverosa, oltre che automatica. Abete, il presidente federale, è in realtà apparso timidamente: complimentandosi con i vincitori e ribadendo che il suo punto di vista non è mutato. Senza approfondire, cioè: blindandosi in una posizione morbida, troppo blanda. Ci incuriosirebbe, allora, la reazione del massimo dirigente e del Palazzo tutto se, un giorno qualsiasi, il Torino dovesse cominciare a pubblicizzare i suoi otto titoli contabilizzati sul campo, invece dei sette riconosciuti. O se l'Inter dovesse arrogarsi il diritto di aggiungersi uno scudetto in più: per esempio, quello del cinque maggio di qualche anno fa. O se, altrettanto, dovesse fare la Roma. O la Fiorentina. E tutti quei club che si ritengono, a torto o a ragione, defraudati di qualcosa. Non solo negli ultimi quarant'anni.

domenica 5 maggio 2013

Scudetto alla Juve, questione di numeri

Formalità sbrigata: la Juve supera il Palermo e festeggia il titolo davanti alla sua gente, nel suo stadio. Legittimando la propria palese (e indiscussa) superiorità e l'esagerato divario che intercorre, oggi, tra la formazione di Conte e chi ha inseguito, più o meno timidamente. E, comunque, sino ad un certo punto: quando, cioè, interloquire con i più dotati è diventato tecnicamente impossibile. Il cinque maggio è un giorno fortunato, sulla sponda bianconera di Torino: ed è singolare che l'aritmetica accarezzi Pirlo e compagni proprio in questa data. Malgrado i paragoni tra questo successo e quell'altro di un po' di tempo fa non regga: troppo diverse, le modalità, per accoppiare i due momenti. Scudetto numero ventinove: sia detto per chiarirlo, una volta di più. Perché l'albo d'oro possiede ancora la virtù dell'ufficialità. Che non si piega ai desideri di chi ne conta un paio in più oppure tre o quattro in meno. Ovvio, i supporters di ogni colore continueranno a calcolare in maniera differente: ma ce ne faremo una ragione. E, in fondo, non è neppure reato. Così come la tifoseria juventina continuerà ad esibire, sugli spalti e persino sull'erba appena calpestata, sùbito dopo il novantesimo del match decisivo, striscioni e bandiere con un numero che non corrisponde alla realtà: passi pure, non è un problema. E', piuttosto, un problema - un antipatico problema - che anche il club di corso Galileo Ferraris si accodi a questa tendenza, ostentando sull'autobus scelto per trasportare la squadra al centro della festa lo scudetto tricolore con il numero trentuno. Mentre anche i festeggiati, che poi sono tesserati della società, esibiscono un simbolo analogo. Chissà se la Lega e, soprattutto, la Federazione troveranno qualcosa da obiettare: ci piacerebbe conoscere la posizione del Palazzo. Così, giusto per sapere.