domenica 23 settembre 2012

Abituati, rassegnati e soddisfatti

Il Cagliari si fa lo stadio nuovo, tutto suo, ma i lavori vanno completati e la struttura, così com'è, non garantisce l'incolumità pubblica e, dunque, il regolare svolgimento del match (nello specifico, quello con la Roma). A porte aperte, almeno. Senza pubblico, invece, si può. Ma Massimo Cellino, presidente un po' particolare, pensa di eludere il provvedimento invitando i cagliaritani a recarsi ugualmente a Quartu, nella nuova casa del club. La questione diventa un caso: di ordine pubblico. E la prefettura non può esimersi da quello che fa: proibire la partita. Cioè, rinviarla. Sempre che la Lega ratifichi il provvedimento (ma sarà davvero così?). Un provvidemento che, di per sè, sarebbe già un compromesso all'italiana: se una gara salta a causa della responsabilità diretta di una società, non si rinvia. Ma si applica il regolamento: zero a tre a tavolino. Punto. In un Paese normale, ovvio. La Roma, ovviamente, non ci sta. E chiede la vittoria burocratica: legittimamente. Intanto, Zeman e il direttore generale Baldini ammettono: il momento più difficile è stato spiegare cos'è successo agli stranieri della propria squadra, soprattutto a quelli appena arrivati. E sì: perchè gli italiani, in certe situazioni, sono perfettamente calati, anche dal punto di vista psicologico. Ecco, diciamo così, abituati. O rassegnati. E' questa la cosa più triste.

domenica 16 settembre 2012

Sannino e il destino già scritto

«Ho paura di retrocedere». La sensazione, da sola, basta a legittimare un provvedimento drastico come l'esonero di un allenatore. Solo che navighiamo il campionato da meno di un mese e, di solito, la fiducia cieca ama soccorrere persino i più pessimisti. Vero, il pallone non fa sconti a nessuno, da almeno quarant'anni. Soprattutto in Italia. E poi, pensandoci sopra, da un presidente inquieto come Zamparini non potremmo attenderci qualcosa di diverso. Due sconfitte e un pareggio dopo, intanto, coach Sannino chiude amaramente la sua pagina palermitana, aprendo quella di Gasperini, il suo sostituto. Che, più o meno allo stesso punto della stagione, appena l'anno scorso, abbandonò quella dell'Inter. Pensandoci ancora meglio, comunque, ci rendiamo perfettamente conto che tutti, ma proprio tutti, conteggiavamo - giorno dopo giorno - le ore del timoniere. Sin dal momento del suo ingaggio. Pratica sadica: perchè, magari, rende l'atmosfera più bollente e, di conseguenza, la strada più difficile. Perchè prepara psicologicamente all'evento che sta arrivando, attutendo il colpo: mediaticamente, soprattutto. Perchè irretisce o, peggio, inquieta i protagonisti. O, forse, solo perchè sembra chiamare la soluzione finale: quasi fosse una liberazione. Certo, era scritto: a Palerno, da dieci anni, non si salva nessuno. Prima o poi, l'esonero tocca a chiunque. Anche a Sannino: che ci avrà messo del suo (il collettivo zoppica, al di là dei risultati). Ma che, evidentemente, se l'è andata a cercare. Firmando il contratto: che rimane una scelta e non un obbligo. 

sabato 15 settembre 2012

Zeman due, Vialli zero

Vialli, in fondo, ha ragione. Zeman è davvero un paraculo. Un po' snob, chissà. Algido e severo, mai percorso da emozioni apparenti. Ma è un paraculo serio. Uno che analizza e osserva, oltre ad allenare. E che non ama sedersi attorno al tavolo delle opportunità, delle apparenze. Dicendo quello che pensa, sempre. E sottolineando quello che vede. Nello specifico, quello che, un tempo, vedevamo tutti: ad esempio, il lievitamento muscolare di certi protagonisti della Juve atleticamente gestita da Ventrone e dal suo laboratorio rampante. Lievitamento che non significava automaticamente doping (il boemo, certo, insinuò, ma non incriminò nessuno: il pm Guariniello, semmai, indagò). Molti anni dopo, la pizzicata dell'ex punta bianconera cavalca l'onda della ritrovata notorietà del tecnico di Praga, ma vale per quel che vale: quel "paraculo" è una battuta è nulla più. Che ne innesca un'altra, di Zeman, più sottile: «Pensavo che avesse smesso di prendere farmaci». Stupenda. Zeman uno, Vialli zero. Ma Vialli, in realtà, rincara la dose: «Zeman combatte le battaglie che gli convengono». Rimanendo, però, un decennio ai margini del circo, piegato dall'ostacismo di tanti. Particolare ignoto, magari, in Inghilterra: dove l'artigliere di Cremona ha proseguito l'esperienza calcistica. L'autogol, intanto, è pesante e il divario, lentamente, si allarga: Zeman due, Vialli zero. E palla al centro.