venerdì 22 febbraio 2013

Brutti, grassi e vincenti

Tre a zero in casa. A favore altrui, contro qualsiasi pronostico. E due a zero fuori, mel match di ritorno. Sempre con saldo negativo: ampiamente previsto, questa volta. Tanto, a quel punto, è.già tutto compromesso. Ed è meglio risparmiare forze. In tutto, cinque gol. A zero. Il superfavorito Napoli è fuori dalla Europa League. Passano i ceki di Plzeń: amareggiando la torcida campana e anche chi avrebbe volentieri scommesso sulla formazione di Mazzarri, in prospettiva. I cattivi pensieri della gente che tifa, peraltro, si acuiscono più tardi, oltre i titoli di coda. Davanti ad una di quelle immagini che celebrano l'impresa di un club di seconda fascia. La pessima silhouette del capitano del Viktoria, a torso nudo, infastidisce. Il profilo in evidente sovrappeso schiaffeggia l'Italia della tattica, delle doppie sedute di allenamento e del professionismo spinto. Ma spiega quanto possano aiutare, in mancanza di altre qualità, la voglia, il sacrificio, la mentalità, il cuore, il carattere. E le motivazioni. Che il Napoli aveva già deciso di tributare al proprio campionato, unico pensiero e obiettivo sostenibile. E il Viktoria Plzeń all'Europa. Dove non esiste nessun torneo, quello italiano a parte, in cui si bruciano tutte le energie nervose. E dove lo stress si accumula e si concentra, svuotando mente e gambe. E, sì, anche la pancia: che è però il simbolo di un calcio grezzo e dopolavoristico, ma ancora verace. Che, talvolta, si permette di non premiare il migliore e neppure il più ricco. E che, tuttavia, ci impedisce di cadere nel vortice pericoloso della prevedibilità. Non è affatto male, dopo tutto.

mercoledì 20 febbraio 2013

La serie D e le scommesse

Santi, eroi, navigatori. E appassionati di scommesse. Gli italiani non si fanno mancare niente, appena si apre lo spazio per arrampicarsi, per inseguire il sogno o il guadagno facile. Le puntate copiose nelle innumerevoli sale da gioco virtuali e il giro di affari sistemati assai spesso al di là della barriera dell'illecito hanno incacrenito il pallone di queste e di altre contrade: la globalizzazione, in questo caso, è totale. Riversando sospetti e, tante volte, molto fango sul calcio dei professionisti. E, di conseguenza, ingolosendo progressivamente gli operatori del settore e, a rimorchio, pure i signori del sommerso. Prima o poi, cioè, doveva capitare: le scommesse approdano pure tra i dilettanti. Ufficialmente. La notizia è vecchia di pochi giorni: si potrà puntare anche su alcuni incontri dei campionati di serie D. Sui quali, alla lunga, diventerebbe praticamente impossibile vigilare seriamente, compiutamente e puntualmente: per una questione, soprattutto, di grandi numeri (troppi gironi, troppe squadre, pochi riflettori). La novità piacerà a molti, giusto. Ma avvilisce altri. Qualcuno, anzi, si è pure ribellato: come, ad esempio, la Fondazione Taras 706 ac, associazione tarantina che, tra l'altro, irrobustisce l'ossatura societaria del principale club cittadino, per il semplice fatto di detenere alcune quote. Consigliando i suoi più alti rappresentanti ad organizzare persino un incontro con il presidente della Federcalcio di Bari, Tisci: che, evidentemente, dovrà incaricarsi di riportare un certo disagio ai suoi diretti superiori. Iniziativa lodevole, ma non sappiamo di quale utilità: sinceramente. Anche a fronte di una realtà diversa. Perchè pochi ricordano che, sul calcio dei dilettanti, si scommette già da tempo. E, per farlo, è (era) sufficiente spostarsi oltre i confini nazionali. Con un click, con un link. E con chissà quali altri mezzi. E perchè non tutti, magari, viaggiano per i campi di quinta divisione: dove, soltanto la scorsa stagione, chi c'era ha visto tutto quello che non avrebbe voluto vedere. E anche di più.