giovedì 30 agosto 2012

I litiganti del calcio senza appeal

Berbatov è, evidentemente, un buon mercante. O lo è chi ne cura il profilo commerciale e ll cartellino. La punta, tuttavia, fa quello che ritiene più vantaggioso: e, per questo, lasciando il Manchester United sceglie il Fulham: beffando prima la Fiorentina e poi la Juventus. Tra le quali, nel frattempo, nasce un complicato disguido diplomantico. Che, di fatto, denuda il comportamento spregiudicato della società bianconera: inserita, è bene precisarlo, in una situazione di libero mercato, dove tutto è lecito. In cui, però, esistono regole non scritte di pubblico decoro o, almeno, di buona convivenza o di buon senso. Ognuno, chiaro, si regola come può, trincerandosi tra le mura delle proprie ragioni. Ma, dalla questione che ha animato il calciomercato negli ultimissimi suoi giorni, escono un vincitore (Berbatov, appunto) e tre sconfitti: la Fiorentina, la Juve e il calcio italiano. Sputtanato, ancora una volta, dai suoi giochi misteriosi, dallo scarso appeal di un movimento (e di un Paese) che non concede più troppe garanzie a nessuno e da una mancanza di grandi liquidità che lo annacccquano e lo comprimono nei bassifondi della classifica delle preferenze.   

mercoledì 29 agosto 2012

La dignità di chiamarsi fuori, se serve

Uno a uno, come all'andata. E poi i supplementari. E i calci di rigore, che dicono male. L'Udinese è fuori dalla Champion's, ancora prima di cominciarla. Passa il Braga, scoprendo l'idiosincrasia dei friulani a navigare nella competizione. Mastro Francesco Guidolin ci resta molto male, assumendosi  responsabilità che sono tutte sue. O, forse, no. Però il tecnico ci mette, per usare una fotografia usurata, la faccia. Il proprio nome. Un'altra volta. Rimettendosi in gioco: minacciando (a se stesso, più che alla proprietà, pronta a confortarlo e sostenerlo) un periodo di meditazione. Che, tradotto, potrebbe sembrare parente assai prossimo di un autocongelamento, quindi di dimissioni. Più o meno revocabili, come prassi impone. Non è scena da teatro, però: il personaggio, sotto questo angolo di osservazione, è cristallino. O, se non vi piace il termine, credibile. Parla la sua storia di tecnico un po' nordico: negli atteggiamenti, prima che nella carta d'identità. E il suo modo di vivere il calcio, senza barare: neppure sui sentimenti. A costo di rinunciare all'ingaggio, se necessario (ipotesi che, peraltro, non si concretizzerà). Ma arroccandosi sulla dignità personale. Chi vuole, può prendere appunti. E imparare qualcosa. Anche al di fuori del pallone.   

domenica 26 agosto 2012

Il complotto, le amnesie, i potenti

E poi dicono che il vento cambia. Che s'invertono le tendenze. Sarà. Il pallone del Paese più strano del mondo, però, non cambia mai. La Juve che denuncia ingiustizie affronta quella che, puntualmente, beneficia di inesattezze arbitrali. Pubblicizzando le prime e dimenticando il resto: con nonchalance. E anche arroganza. Riappropriandosi del trend di sempre, vagamente accantonato per alcuni mesi: quella della B. Certo, la faccenda della squalifica di Conte non convince del tutto, oggettivamente. E, probabilmente, il tecnico non sbaglia ad attorcigliarsi sulla propria stizza. Detto questo, va riconosciuto che il primo atto della stagione, la Supercoppa made in China contro il Napoli, l'ha omaggiata oltre ogni merito. Ed anche il campionato appena cominciato ci riserva il primo caso (contro il Parma, la palla di Pirlo che non entra diventa gol). Eppure, la società si affretta a dimenticare certi dettagli troppo spesso. Esasperando, talvolta, chi pensa il contrario e decide di ribellarsi. Ma è così che va. Non ascoltate, allora, chi suggerisce correttezza, sempre. Non serve. Tanto, vince chi urla, pretendendo. Inventando crediti, inventando fantasmi. O denunciando un complotto. Che, storicamente, piega i più deboli. Mai i potenti.