Questa storiella tutta
italiana del codice etico applicato al pallone (meglio ancora, alla Nazionale
gestita da Prandelli) comincia onestamente a sanare. Giusto per esprimersi in
lingua corrente e diretta. Primo, perché – in campo – contano innanzi tutto la
tecnica, la tattica, l’ardore e qualche altra qualità. Mentre il perbenismo si
persegue anche con punizioni esemplari, magari: da applicarsi nel campionato,
se il reato è consumato all’interno della competizione. E in campo
internazionale, se la mala azione è consumata con la casacca azzurra. Senza
dover necessariamente ricorrere a operazioni un po’ bacchettone, tanto per
intenderci. Secondo, perché - in prossimità dei Mondiale – la questione rischia
di finire seppellita da tonnellate di polemiche: molte delle quali
assolutamente gratuite, dunque inutili. Soprattutto se altri cattivi pensieri
si accodano a quelli di sempre. E, terzo, perché l’argomento presuppone
seriamente un pericolo male calcolato: quello di tramutarsi in un feroce
autogol. Pericolo dai cui effetti, peraltro, il coach sta cominciando a
contrapporre le prime contromisure: ignorando semplicemente il problema, quando
è il caso di ignorarlo. Ma, al di là di tutto, le fondamenta del concetto così
caro ai vertici federali e allo stesso commissario tecnico scricchiolano non
poco, ormai. Chi sbagliava, pagava: da De Rossi a Balotelli, da Osvaldo a Criscito. Così è stato, sin qui. L’ultimo sanzionato,
in ordine di tempo, si chiama Destro: quattro giornate di squalifica rimediate
nel corso di questa stagione e, di conseguenza, il blocco delle convocazioni
con la selezione principale. Colpevole sino in fondo oppure no, non importava:
bastava la prima sanzione, per innescare la seconda. La penultima giornata di
campionato, invece, dispensa un altro caso spinoso: nel match di Roma, dove la Juve arriva già scudettata,
Chiellini si libera fallosamente di Pjanić. Il direttore di gara non vede e non
interviene: ma le telecamere spiano, come sempre. Materiale buono per applicare
la prova tv: tre giornate a Chiellini. Quanto basta per bloccarlo pure in
ottica Nazionale: come accaduto per Destro e per altri, prima di lui. Ma il
Mondiale si avvicina. E si avvicina davvero. E il difensore toscano non si
sostituisce facilmente. Condizione sufficiente per scartare l’ipotesi del gesto
violento: Prandelli, cioè, l’assolve. Con coraggio e pragmatismo. Annunciando
di volerlo inserire ugualmente nella lista dei trenta preconvocati per il
Brasile. E smentendo, così, se stesso e la linea etica perseguita da quattro
anni. Pensiero di una sera di maggio: Destro, e chi come lui, non sono pedine
imprescindibili. Chiellini sì. Etici sempre, ma non autolesionisti. E
tatticamente accorti. E’ l’Italia che va. E’ l’Italia che deve andare.