lunedì 12 maggio 2014

Etici sì, autolesionisti no

Questa storiella tutta italiana del codice etico applicato al pallone (meglio ancora, alla Nazionale gestita da Prandelli) comincia onestamente a sanare. Giusto per esprimersi in lingua corrente e diretta. Primo, perché – in campo – contano innanzi tutto la tecnica, la tattica, l’ardore e qualche altra qualità. Mentre il perbenismo si persegue anche con punizioni esemplari, magari: da applicarsi nel campionato, se il reato è consumato all’interno della competizione. E in campo internazionale, se la mala azione è consumata con la casacca azzurra. Senza dover necessariamente ricorrere a operazioni un po’ bacchettone, tanto per intenderci. Secondo, perché - in prossimità dei Mondiale – la questione rischia di finire seppellita da tonnellate di polemiche: molte delle quali assolutamente gratuite, dunque inutili. Soprattutto se altri cattivi pensieri si accodano a quelli di sempre. E, terzo, perché l’argomento presuppone seriamente un pericolo male calcolato: quello di tramutarsi in un feroce autogol. Pericolo dai cui effetti, peraltro, il coach sta cominciando a contrapporre le prime contromisure: ignorando semplicemente il problema, quando è il caso di ignorarlo. Ma, al di là di tutto, le fondamenta del concetto così caro ai vertici federali e allo stesso commissario tecnico scricchiolano non poco, ormai. Chi sbagliava, pagava: da De Rossi a Balotelli, da Osvaldo a Criscito. Così è stato, sin qui. L’ultimo sanzionato, in ordine di tempo, si chiama Destro: quattro giornate di squalifica rimediate nel corso di questa stagione e, di conseguenza, il blocco delle convocazioni con la selezione principale. Colpevole sino in fondo oppure no, non importava: bastava la prima sanzione, per innescare la seconda. La penultima giornata di campionato, invece, dispensa un altro caso spinoso: nel match di Roma, dove la Juve arriva già scudettata, Chiellini si libera fallosamente di Pjanić. Il direttore di gara non vede e non interviene: ma le telecamere spiano, come sempre. Materiale buono per applicare la prova tv: tre giornate a Chiellini. Quanto basta per bloccarlo pure in ottica Nazionale: come accaduto per Destro e per altri, prima di lui. Ma il Mondiale si avvicina. E si avvicina davvero. E il difensore toscano non si sostituisce facilmente. Condizione sufficiente per scartare l’ipotesi del gesto violento: Prandelli, cioè, l’assolve. Con coraggio e pragmatismo. Annunciando di volerlo inserire ugualmente nella lista dei trenta preconvocati per il Brasile. E smentendo, così, se stesso e la linea etica perseguita da quattro anni. Pensiero di una sera di maggio: Destro, e chi come lui, non sono pedine imprescindibili. Chiellini sì. Etici sempre, ma non autolesionisti. E tatticamente accorti. E’ l’Italia che va. E’ l’Italia che deve andare.