mercoledì 20 febbraio 2013

La serie D e le scommesse

Santi, eroi, navigatori. E appassionati di scommesse. Gli italiani non si fanno mancare niente, appena si apre lo spazio per arrampicarsi, per inseguire il sogno o il guadagno facile. Le puntate copiose nelle innumerevoli sale da gioco virtuali e il giro di affari sistemati assai spesso al di là della barriera dell'illecito hanno incacrenito il pallone di queste e di altre contrade: la globalizzazione, in questo caso, è totale. Riversando sospetti e, tante volte, molto fango sul calcio dei professionisti. E, di conseguenza, ingolosendo progressivamente gli operatori del settore e, a rimorchio, pure i signori del sommerso. Prima o poi, cioè, doveva capitare: le scommesse approdano pure tra i dilettanti. Ufficialmente. La notizia è vecchia di pochi giorni: si potrà puntare anche su alcuni incontri dei campionati di serie D. Sui quali, alla lunga, diventerebbe praticamente impossibile vigilare seriamente, compiutamente e puntualmente: per una questione, soprattutto, di grandi numeri (troppi gironi, troppe squadre, pochi riflettori). La novità piacerà a molti, giusto. Ma avvilisce altri. Qualcuno, anzi, si è pure ribellato: come, ad esempio, la Fondazione Taras 706 ac, associazione tarantina che, tra l'altro, irrobustisce l'ossatura societaria del principale club cittadino, per il semplice fatto di detenere alcune quote. Consigliando i suoi più alti rappresentanti ad organizzare persino un incontro con il presidente della Federcalcio di Bari, Tisci: che, evidentemente, dovrà incaricarsi di riportare un certo disagio ai suoi diretti superiori. Iniziativa lodevole, ma non sappiamo di quale utilità: sinceramente. Anche a fronte di una realtà diversa. Perchè pochi ricordano che, sul calcio dei dilettanti, si scommette già da tempo. E, per farlo, è (era) sufficiente spostarsi oltre i confini nazionali. Con un click, con un link. E con chissà quali altri mezzi. E perchè non tutti, magari, viaggiano per i campi di quinta divisione: dove, soltanto la scorsa stagione, chi c'era ha visto tutto quello che non avrebbe voluto vedere. E anche di più.