domenica 16 settembre 2012

Sannino e il destino già scritto

«Ho paura di retrocedere». La sensazione, da sola, basta a legittimare un provvedimento drastico come l'esonero di un allenatore. Solo che navighiamo il campionato da meno di un mese e, di solito, la fiducia cieca ama soccorrere persino i più pessimisti. Vero, il pallone non fa sconti a nessuno, da almeno quarant'anni. Soprattutto in Italia. E poi, pensandoci sopra, da un presidente inquieto come Zamparini non potremmo attenderci qualcosa di diverso. Due sconfitte e un pareggio dopo, intanto, coach Sannino chiude amaramente la sua pagina palermitana, aprendo quella di Gasperini, il suo sostituto. Che, più o meno allo stesso punto della stagione, appena l'anno scorso, abbandonò quella dell'Inter. Pensandoci ancora meglio, comunque, ci rendiamo perfettamente conto che tutti, ma proprio tutti, conteggiavamo - giorno dopo giorno - le ore del timoniere. Sin dal momento del suo ingaggio. Pratica sadica: perchè, magari, rende l'atmosfera più bollente e, di conseguenza, la strada più difficile. Perchè prepara psicologicamente all'evento che sta arrivando, attutendo il colpo: mediaticamente, soprattutto. Perchè irretisce o, peggio, inquieta i protagonisti. O, forse, solo perchè sembra chiamare la soluzione finale: quasi fosse una liberazione. Certo, era scritto: a Palerno, da dieci anni, non si salva nessuno. Prima o poi, l'esonero tocca a chiunque. Anche a Sannino: che ci avrà messo del suo (il collettivo zoppica, al di là dei risultati). Ma che, evidentemente, se l'è andata a cercare. Firmando il contratto: che rimane una scelta e non un obbligo.