sabato 15 settembre 2012

Zeman due, Vialli zero

Vialli, in fondo, ha ragione. Zeman è davvero un paraculo. Un po' snob, chissà. Algido e severo, mai percorso da emozioni apparenti. Ma è un paraculo serio. Uno che analizza e osserva, oltre ad allenare. E che non ama sedersi attorno al tavolo delle opportunità, delle apparenze. Dicendo quello che pensa, sempre. E sottolineando quello che vede. Nello specifico, quello che, un tempo, vedevamo tutti: ad esempio, il lievitamento muscolare di certi protagonisti della Juve atleticamente gestita da Ventrone e dal suo laboratorio rampante. Lievitamento che non significava automaticamente doping (il boemo, certo, insinuò, ma non incriminò nessuno: il pm Guariniello, semmai, indagò). Molti anni dopo, la pizzicata dell'ex punta bianconera cavalca l'onda della ritrovata notorietà del tecnico di Praga, ma vale per quel che vale: quel "paraculo" è una battuta è nulla più. Che ne innesca un'altra, di Zeman, più sottile: «Pensavo che avesse smesso di prendere farmaci». Stupenda. Zeman uno, Vialli zero. Ma Vialli, in realtà, rincara la dose: «Zeman combatte le battaglie che gli convengono». Rimanendo, però, un decennio ai margini del circo, piegato dall'ostacismo di tanti. Particolare ignoto, magari, in Inghilterra: dove l'artigliere di Cremona ha proseguito l'esperienza calcistica. L'autogol, intanto, è pesante e il divario, lentamente, si allarga: Zeman due, Vialli zero. E palla al centro.