giovedì 18 aprile 2013

Quando il giovane Stramaccioni esagera

Andrea Stramaccioni è giovane e si farà. E, intanto, comincia a misurarsi con il mondo: senza risparmiarsi parole appuntite, battute franche, spunti polemici. Puntando dritto sull'universo arbitrale, se serve (e serve spesso): trovando spazio, in diverse occasioni, dalla parte della ragione, che sia detto. Oppure, alzando la barricata tra sé e la critica: che non ama o mal sopporta. Trovando puntualmente la motivazione logica, ma anche tecnica e tattica, che spiega le difficoltà croniche dell'Inter, il regresso caratteriale del collettivo, la rinuncia alla manovalanza giovane (sulla quale avrebbe dovuto fondarsi la ricostruzione, come da programma societario) e il fallimento del progetto. Osteggiato, va detto pure, dall'intensificazione di infortuni di differente natura, che finiscono con l'incidere - e non poco - sulla classifica: assolutamente improponibile per un club di pima fascia. Che, olte tutto, si ritrova a metà aprile senza prospettive (la qualificazione in Champions è andata, quella in Europa League quasi) e senza alternative consolatorie (il cammino europeo si è interrotto di fronte al Tottenham e, da ieri, Zanetti e soci hanno salutato anche la Coppa Italia, contestati dalle tribune). Il tecnico, però, resiste e controbatte. Aggirando il problema della riconferma, non più così automatica, malgrado le assicurazioni di patron Moratti. E facendosi regolarmente scudo, gli va dato atto, della squadra: come il suo predecessore Mourinho insegna. Proteggendo la truppa dalle insidie dei commenti, deviando le contestazioni, attirando quasi tutte le attenzioni. Senza assumersi, magari, neppure troppe responsabilità. Ma non dimenticando mai di tributare al gruppo la propria soddisfazione, che è poi la soddisfazione di un allenatore paziente e comprensivo. E' accaduto anche ieri, sùbito dopo la nuova e imbarazzante caduta, di fronte alla Roma, nel match decisivo di Coppa. Sconfitto, ma ugualmente compiaciuto della prestazione: il coach rilancia. Forse, solo per necessità e non certo per convinzione: lo stratega deve pur inventarsi qualcosa, per parare il contraccolpo dell'eliminazione. Ma, questa volta, il giovane Stramaccioni esagera. Offendendo la sua intelligenza. E la nostra.