lunedì 3 giugno 2013

Gattuso, personalità e sana incoscienza

Gennaro Gattuso è un combattente abituato alla battaglia, votato alla sfida. E la sua nuova sfida si chiama panchina. Ci ha già provato al Sion, in Svizzera, ancora con la mansione ufficiale di leader sul campo, di giocatore di lotta e prestigio. Ma l'Italia è un'altra dimensione. E le panchine della penisola pretendono e scottano di più: malgrado l'esperienza al di là del confine sia maturata al fianco di un presidente volubile e scomodo. Partire dalla serie B è l'ideale: gavetta pregiata, distanze minime dal pallone che conta davvero. Certo, però, che Palermo, nell'universo della seconda serie, è un'altra cosa. Per il passato (quello recente, soprattutto) del club e per le esigenze di una piazza importante (la quinta realtà italiana, ricordiamolo), ancorchè delusa dagli ultimi eventi. E, innanzi ad ogni altro discorso, per la vorace inquietudine del suo patron Zamparini, il nemico numero uno di chi si siede sulla panca. Traduzione: ci vuole coraggio. Cioè: cominciare così, nella casa delle incognite, è una sfida dentro la sfida. Uno spreco supplementare di energie psichiche e nervose. Ma. in certe situazioni, serve anche personalità: che a Gattuso non manca. E un po' di sana incoscienza, anche. Quella che, forse, spinge un  allenatore che deve scalare il suo primo vero incarico di caudillo. E che, proprio per questa strana condizione, non possiede ancora nulla da perdere, sul piano dell'immagine. Una qualità che, di contro, sembra convincere anche Zamparini. Trovatosi, immaginiamo, di fronte ad un altro problema: convincere qualcun altro ad accettare la proposta. Perchè di tecnici lanciati verso una stagione di interrogativi se ne trovano sempre meno.