venerdì 15 marzo 2013

Il marketing di Balotelli

Il Pallone d'Oro e il nome di sempre. Messi, solo Messi. E, a rimorchio, pochi eletti. Mario Balotelli non si rassegna all'anonimato internazionale e rivela, con non poca sfacciataggine, di aver perso l'occasione di competere e, addirittura, vincere la competizione e il titolo. Per limiti caratteriali ben sottolineati dalla cronache: dentro e fuori del campo. Segno che il ragazzo comincia timidamente a calarsi nella realtà. E a pensare, prima di agire. Certo, l'affermazione è un po' forte. E, probabilmente, non tiene conto di altri dettagli: alla superiorità tecnica, per esempio, di gente come l'argentino che zittisce tutti. O di altri big che, facendo due conti, indirizzano di fatto i destini dei club per cui giocano: da anni. Nutrendosi di regolarità, innanzi tutto. Ovvio: al coloured appena rientrato in Italia e immediatamente ambientatosi nel Milan non difetta la personalità. Che, se incanalata nella giusta direzione, non può che favorirne la crescita: sotto qualsiasi angolazione. Anzi, nell'epoca della comunicazione esasperata, certi segnali servono: anche a far circolare certe ambizioni. Quelle parole grondanti di autostima, probabilmente, nascondono una semplice operazione di marketing. Cioè, il desiderio di pubblicizzare un prodotto, il proprio. E se stesso: a costo zero. E Balotelli, un ventenne che vive velocemente il proprio tempo, navigando agevolmente tra i vizi e le virtù della quotidianità del terzo millennio, questa tipologia di situazioni l'ha decodificata benissimo. Lasciandosi coinvolgere dal proprio istinto, molto spesso. Ma cavalcando anche l'onda della spettacolizzazione di ogni momento.