domenica 7 ottobre 2012

Torino, silenzio e aplomb

Fosse accaduto ad altri quello che ha stoppato il Torino di fronte al Cagliari nell'ultimo turno del campionato più difficile e anche più ipocrita del mondo (rigore controverso, regolarmente fischiato contro e, più tardi, pareggio di Bianchi invalidato dal direttore di gara), ne avrebbe parlato l'Italia intera. Dal Genoa al Palermo, dal Parma al Siena o all'Atalanta, chiunque avrebbe montato una polemica dura, forse anche legittima e forse anche antipatica. Fosse accaduto, per esempio, a qualche big come l'Inter o il Milan, sarebbe divampato un fuoco irrazionale. E, alla Juventus, un bordellaccio infame. Con attacchi studiati al sistema: lo stesso che, per anni, ne ha coperto le crepe o le difficoltà trovate sull'erba del campo. Invece, il Torino replica con stile. Senza aggrapparsi alle attenuanti. Glissando, quasi. Accettando le regole, con sobrietà addirittura anacronistica. Bene. Anche se nessuno, da qui in poi, si sognerà di parlare di stile-Torino: perchè non è glamour. Benissimo. Perchè è una pagina di normalità nel libro anomalo che racconta il calcio (e non solo il pallone) di questo Paese. E perchè l'aplomb granata comincia, senza che nessuno se ne sia accorto, a fare tendenza. Del resto, occorre ammetterlo, da quando c'è Cairo alla presidenza, il club non si scompone mai, di fronte a niente: nè agli errori frequenti dei direttori di gara, nè alle penalizzazioni guadagnate senza subire un processo (ma, semplicemente, patteggiando). Mentre molti altri, minacciati da chissà quali ipotetiche sanzioni, se la sfangano più o meno regolarmente. Da anni. Ottimo: il Torino è quasi un'isola felice. Ne prendiamo atto. Non senza tributargli, però, il consiglio politicamente scorretto di cambiare strategia: perchè il silenzio, in Italia, è sinonimo di resa. E, comunque, non aiuta. Urlare, invece, rende sempre qualcosa, prima o poi.