venerdì 5 ottobre 2012

Ultima sentenza all'italiana

Antonio Conte, la squalifica, la giustizia sportiva. L'ultimo atto è il Tnas, che erroneamente viene tradotto come la cassazione del pallone. E che, invece, è un vero e proprio ufficio di conciliazione: non prima del verdetto, ma dopo. Sentenza prevista, sentenza definitiva: al tecnico juventino vengono abbonati sei dei dieci mesi di stop. Praticamente, più di metà della pena. E, così come in passato, anche questa volta i tribunali calcistici ci lasciano sconcertati, insoddisfatti. Per quello che è stato, oppure per quello che è diventato. Perchè, se Conte non ha commesso il fatto (mancata denuncia di combine in corso) ed è innocente, oppure non esistono le prove che confermino il reato, il coach ha pagato e continuerà a pagare senza meritarlo. E non va bene. Beneficiando, oltre tutto, di uno sconto non per aver convinto l'accusa, ma per aver mediato con i suoi legali. Del resto, se oggi le prove sono insufficienti o inesistenti, lo erano anche ieri, all'epoca dei primi due gradi di giudizio. Se, invece, le argomentazioni di Palazzi bastavano e basterebbero ancora ad inchiodarlo, sorge spontaneamente il sospetto che il Tnas e, dunque, la giustizia sportiva siano capitolate rovinosamente sotto la spinta delle roventi pressioni della società bianconera, che non ha lesinato mezzi e voci (anche e soprattutto mediatiche) per capovolgere la situazione. E anche questo non va bene.