lunedì 7 ottobre 2013

Evacuo e l'intolleranza da derby



Frizioni, rivalità e male parole. Cose da derby. Da partite speciali. Nella metropoli, come in provincia. Eppure, ci sono partite più speciali di altre. In cui si alza lo steccato dell’intolleranza. Benevento e Nocerina viaggiano divise da profonde inimicizie: sugli spalti, ovviamente. E Felice Evacuo è l’artigliere principale dei sanniti: uno che, in categoria (la terza serie) può scavare la differenza. Uno che, anche, possiede mercato: e che, in più occasioni, si è ritrovato a cambiare casacca. Pure nel corso dell’ultima estate: ritornando da un’avventura di sette mesi consumata proprio a Nocera. Bene: Evacuo segna (ma il direttore di gara annulla) e non esulta: ormai è consuetudine. Che fatichiamo a condividere. E, sin qui, tutto bene: anche se, in curva, qualcuno potrebbe persino non aver gradito, chissà. Il Benevento, però, si impone ugualmente, alla fine. Ma, proprio alla fine del derby, accade quello che non dovrebbe accadere: l’attaccante, con tutta la squadra, saluta il proprio pubblico e, prima di rientrare negli spogliatoi, si permette di omaggiare con un applauso anche la sua ex tifoseria che lo chiama. Tutto normale. Anzi, no. La reazione della torcida beneventana è veemente ed esagerata. E si riassume nell’inopportuno comunicato diffuso immediatamente dopo:  «Il signor Felice Evacuo entro stasera deve effettuare la rescissione del contratto e contestualmente è pregato di lasciare la città. L'eventualità che Evacuo possa presentarsi alla prossima seduta di allenamento sarà considerato un affronto alla Curva Sud». Tutto vero, avete letto bene. Cose che accadono, quando il tifo organizzato si arroga il diritto di determinare i destini di chiunque e, in fondo, del calcio stesso. Più calibrata, piuttosto, è la risposta di Oreste Vigorito, presidente del club: «Certi gesti andrebbero presi per quello che sono: sportività». Sì, sportività. Quella condizione strana che l’italiano medio, tante volte, ignora e rifugge. Che le curve, ancora troppo spesso, denigrano e combattono. Che il calcio, giorno dopo giorno, disconosce e annulla. Lasciandoci un senso di tristezza infinita. E facendoci capire quanto il pallone assomigli, sempre di più, alla nostra quotidianità. Dove la normalità è un universo distante, desueto, impraticabile. E l’anormalità è regola.