Certe notizie si attendono.
Perché è da un po’ che se ne parlava. E, si sa, determinati verdetti non sfuggono
dal segreto di un’istruttoria o di un procedimento legale solo per caso.
Perché, tante volte, sembra davvero tutto già scritto: molto prima che la
giustizia si pronunci. Certe sentenze sono previste. Perché il fatto (la
sospensione forzata di Salernitana-Nocerina) era e resta grave, chiassoso, mediaticamente
voluminoso. E perché il rischio di incentivare il rampantismo delle frange più
radicali del tifo organizzato esiste e intimorisce. Certe sentenze sono
gradite. Perché placano la sete di giustizia della collettività. Perché
tranquillizzano l’uomo della strada e lo sportivo comune. Lasciandogli credere
che tutto è sotto controllo, che il sistema funziona, sempre e comunque, che
tutto va come deve andare. L’esclusione della Nocerina dal campionato di
competenza, quello di terza serie, a lavori ancora in corso, era oggettivamente
scontata. E scontate erano pure le sanzioni ufficialmente inflitte in mattinata
dalla Commissione Disciplinare a dirigenti, tecnico e giocatori (alcuni) del club. Quello stesso club che,
peraltro, se l’è anche chiamata: fluttuando tra reticenze, piccole e grandi
bugie, ripensamenti e cattiva gestione della situazione. Prima, durante e dopo il
derby della vergogna. Finendo per pagare a caro prezzo. Perché l’Italia
del pallone è un po’ stanca. Di tutto. Perché un esempio serve ad educare.
Perché qualcosa avrebbe dovuto pur accadere. Perché, in fondo, questa è soltanto serie
C. Perché quello di Lega Pro è, di fatto, un angolo già mortificato
dall’imminente risistemazione dei campionati. E perché, magari, Nocera
Inferiore è periferia della Repubblica, lontana dai circuiti del potere, dal
cuore della finanza e dalla fede delle maggioranze. Una Nocerina in meno non
abbaglia, non stride e, soprattutto, non guasta mai. Semmai, addolcisce l’amaro. Del resto,
chissà, altrove una situazione del genre non sarebbe neppure accaduta. Perché il tessuto sociale, anche nel
calcio, può incidere. E perché, in categorie più elevate, la soglia di
attenzione dwgli addetti ai lavori è più marcata e anche gli indirizzi di autocomportamento sono mediamente più saldi. Fosse
capitato tutto più in alto, però, il problema sarebbe diventato più scottante,
più scomodo, più pesante. E il verdetto, probabilmente, meno previsto, meno
atteso.