mercoledì 21 novembre 2012

Eroi di serie A. E di serie B

Faticavamo a crederci, ma è vero. La notizia è vera, assolutamente vera. A Torino, alla Continassa, proprio davanti allo stadio recentemente costruito dalla Juventus, con grande intuizione manageriale e con l'appoggio incondizionato dell'amministrazione comunale, che non aveva lesinato un appoggio concreto (cioè, economico: terreno concesso a basso, bassissimo costo) e che continua a sostenere fattivamente il progetto (l'area della struttura si potenzierà ancora, sempre a basso costo), scorreva corso Grande Torino. Un'arteria pubblica ma, al contempo, un omaggio alla storia (del calcio e della città), ma anche a uno dei simboli dell'italico pallone. Ad una leggenda di cui quest'Italietta un po' meschina di questa quotidianità può vantarsi. Bene, oggi quella strada cambia nome. Si chiama (è ufficiale, dalle quattordici e trenta) corso Gaetano Scirea, indimenticato libero del club bianconero e della Nazionale. Che avrebbe meritato e merita un ricordo, un tributo: nessuno si oppone. Dispiace, però, quella sostituzione. Perchè di sostituzione, alla fine, si tratta. Molto più dolorosa di quelle che si abbattono a match in corso, magari a dodici o a ventisei minuti dalla fine del match. E che tanto infastidiscono e scandalizzano chi, in campo, viene surrogato e, quindi, chi si ritiene sfregiato nell'immaginario collettivo. Quella sostituzione amareggia: anche se a breve, al Grande Torino, sarà intotala una piazza, ma altrove. Non solo la tifoseria del Toro, probabilmente. E non solo la città di Torino: che resta la casa del club granata, il più seguito all'interno dei confini del capoluogo piemontese. Vista così, brutalmente, è come se esistessero morti di serie A e di serie B. Miti di prima e di seconda divisione. Ricordi di primo e di secondo piano. Eroi di prima e di seconda mano. Sacrificati (i secondi) sull'altare del peso specifico, dello spessore politico, della potenza econimica e della forza mediatica di questa o di quella società. Di questa o di quella tifoseria. Di questa o di quella fede calcistica. Di questa o di quella storia. Ed è come se si fosse abbattuta su questo Paese senza più identità una nuova sconfitta. La sconfitta di tutti: nonostante un trasloco non significhi cancellazione del ricordo.