lunedì 12 novembre 2012

Immobile, non c'è inganno

Il Genoa parte bene, benissimo. E finisce male, sommerso dal ritorno del Napoli. Voto: 5. Il Napoli paga certi affanni recenti e, appena si sveglia Cavani, raggiunge e sorpassa la formazione di Delneri, reinventando un campionato che, lentamente, sembrava spegnersi. Voto: 6,5. Più alta, piuttosto, è la quotazione del giudizio su Ciro Immobile, napoletano che quest'anno prova a segnare in Liguria. Privo, peraltro, della soddisfazione personale da un po' e, dunque, discretamente motivato: e non importa se, di fronte, c'è la squadra della sua città. Merita otto, il ragazzo. E non solo per la marcatura che piove a metà del primo tempo. Il meglio, piuttosto, arriva davanti microfoni, dopo il novantesimo: «È sempre bello segnare, non ci riuscivo da tre giornate, avevo voglia di farlo. Perché non avrei dovuto gioire?». Almeno per una volta, cioè, qualcuno si carica della responsabilità di scalciare l'ipocrisia a cui anche il nostro calcio si sta abituando. E anche quel falso perbenismo che si arrampica quando la questione si fa frivola (perchè, altrimenti, si abbattono legnate: e gli sconti, nel momento in cui il gioco si fa duro, non esistono). Immobile fa quel che deve e si comporta com'è normale che sia: esultando. Per obbedire ad un concetto sacro, dove competizione e professionismo si fondono. Non c'è inganno: e Immobile va riverito per questo. La festa dopo il gol è spontanea e sincera: e non è neppure il frutto emotivo e indesiderato di un riflesso condizionato mal gestito. E sì, perchè pure le emozioni, a volte, si frenano. Non per convinzione, ma per convenienza.